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INCUBAZIONE

 

Il primo passo dopo l'acquisto delle uova fertili. Risposte ai principali quesiti.

 

 

INCUBAZIONE NATURALE

Cosa occorre per incubare le uova fertili acquistate?

Ci sono due risposte possibili per questa domanda.

È possibile incubare le uova naturalmente o artificialmente. Per poter svolgere questo processo in maniera naturale è necessario avvalersi di una chioccia. Per l’uopo è possibile utilizzare razze nane (molto tendenti alla cova) oppure razze intermedie o pesanti che spesso risultano buone madri. L’alternativa è utilizzare un qualche modello di incubatrice e procedere con l’incubazione artificiale. Le schiuse sono spesso leggermente superiori con l’incubazione naturale ma quasi tutte le incubatrici garantiscono un livello di schiusa medio-alto, dall’80% in su.

 

Come posso indurre una gallina a chiocciare?

Purtroppo, questo non é possibile. L’acchiocciamento è il risultato di un complesso processo ormonale controllato soltanto dalla gallina. È possibile, nonostante ciò, favorire l’innato istinto alla cova tipico di certe galline lasciando accumulare delle uova all’interno del nido. Meglio utilizzare uova di scarso valore all’inizio, sostituendole, poi, ad acchiocciamento accertato, con le uova che si intende incubare. Questo stratagemma risulta spesso vincente se combinato ad una particolare predisposizione del soggetto prescelto. Bisogna però ricordare bene quanto specificato rispondendo alla domanda precedente.

Quanto tempo occorrerà per ottenere i pulcini usando una chioccia?

Il tempo necessario all’incubazione per le uova di qualsiasi razza di gallina è di circa 21 giorni, sia che si proceda con il metodo d’incubazione naturale che artificiale (per avicoli di altre specie questo tempo è differente). Può capitare che vi siano nascite premature o tardive, ma in genere queste non eccedono le due giornate prima o dopo la data prevista. Ciò capita quasi esclusivamente in incubatrice ed i nati posseggono spesso menomazioni a volte invalidanti, altre volte meno accentuate. Tale fenomeno deriva dalla temperatura di incubazione (troppo alta o troppo bassa), parametro regolato con maggiore oculatezza da una chioccia che da un congegno elettronico. Vi sono chiocce, però che abbandonano prematuramente la covata e, in questo caso, l’uso della nostra incubatrice artificiale risulta l’unico mezzo per portare le uova verso la schiusa.

Quali sono le migliori chiocce?

Non tutte le razze tendono alla cova e anche tra quelle tendenti a chiocciare vi sono alcuni esemplari meno abili o propensi. In generale tendono alla cova tutte le razze nane, quasi tutte le intermedie e tutte le pesanti; scarsissime covatrici sono, invece, le ovaiole, in cui la cura della prole è stata sacrificata tramite selezione per ottenere un maggior numero di uova in un anno (una chioccia, difatti, smette di deporre per circa due mesi).

Le schede che accompagnano ogni razza presente nel nostro allevamento, specificano questa attitudine sotto la dicitura “tendenza alla cova”. Che una gallina si acchiocci, poi, non è presagio necessario delle sue capacità di madre: solo l’esperienza insegnerà se essa è capace di portare a termine con successo una covata per il tempo richiesto alla schiusa.

Dove alloggiare la chioccia? Come accudirla?

Sarebbe opportuno isolare la gallina in cova dal resto del gruppo. Una volta sicuri che essa sia ben decisa a covare (in genere la si vedrà sul nido per uno, due giorni di fila e risulterà protettiva verso le uova), si potrà procedere, nelle ore della sera, allo spostamento della chioccia e delle sue uova. Con l’oscurità questa è spesso operazione facile da eseguire. Si potrà alloggiare la chioccia in un angolo appartato, uno scatolo molto capiente, un gabbione od un piccolo recinto ad essa dedicato. Una gallina in cova consuma l’80% in meno della razione giornaliera di cibo; nonostante ciò essa necessita di alimenti sani e di acqua fresca quotidianamente per sostenere il grande sforzo richiesto dalla cova. Sarà opportuno predisporre un metodo di pulizia dei quartieri di residenza del volatile che risulti il più semplice ed efficace possibile per evitare di disturbare eccessivamente l’animale. La gallina si alzerà dal nido una sola volta al dì per alimentarsi, bere e defecare l’intero ammontare accumulato nel corso della giornata di cova.

Quali sono i vantaggi pratici adoperando una chioccia?

Numerosi sono i vantaggi per il novello allevatore nell’utilizzare il metodo di incubazione naturale. La chioccia, infatti, si fa carico di tutte le operazioni di “manutenzione” durante la cova e procede poi allo svezzamento dei pulcini fino alla loro autosufficienza. Tali operazioni, vedremo in seguito, saranno dipendenti dell’allevatore se si utilizza un’incubatrice.

INCUBAZIONE ARTIFICIALE

Se volessi invece incubare le mie uova in incubatrice?

Vi sono in commercio macchine incubatrici delle più svariate fogge e capacità, ciascuna corrispondente a precise richieste di mercato. Vi sono macchine amatoriali ed altre destinate alla grande industria. Tra le incubatrici di tipo amatoriale vi sono, poi, modelli automatici, semi-automatici e manuali (questo ha a che fare con la necessità di girare le uova ad intervalli regolari – vedi sotto). Il prezzo è spesso indice della qualità dello strumento utilizzato. Nell’incubare le uova tramite una covatrice elettrica è fondamentale leggere attentamente le istruzioni allegate al modello prescelto e monitorare tutti i parametri di importanza per ottenere schiuse di successo.

In generale, come procedo per incubare le uova in incubatrice?

Alcune azioni dipenderanno dal tipo, la capienza e la qualità dell’incubatrice di cui si dispone. Genericamente però:

 

  • Si posizionerà il macchinario in un luogo senza troppe oscillazioni termiche (una T compresa tra i 15 ed i 24 ºC è generalmente ideale) e lontano da possibili “fonti di disturbo” per il processo di cova, quali animali domestici o pargoli troppo ansiosi.

 

  • Si avvierà il macchinario con almeno mezza giornata di anticipo per accertarsi del suo funzionamento e per far raggiungere la temperatura richiesta (circa 100 ºF o 38 ºC, come specificato nelle istruzioni).

 

  • Si procederà ad alloggiare il numero di uova possibile all’interno di cestelli o scanalature utilizzando sempre le istruzioni come riferimento.

 

  • Per un minimo di tre volte al giorno (idealmente fino a cinque) si procederà a rivoltare le uova di mezzo giro alla volta. A tale scopo sarà utile scegliere due diversi simboli da incidere con una matita sul dorso ed il suo lato opposto di ciascun uovo, questo per essere sempre a conoscenza del giusto modo con cui voltare. Se abbiamo scritto una X ed una O su ogni uovo dobbiamo far si che ad ogni mezzo giro le nostre uova compaiano tutte con l’uno o l’altro simbolo, e che al successivo giro non appaia il simbolo del giro precedente. Questo oneroso compito è facilitato nelle incubatrici semi-automatiche (si girerà una manopola di tanti giri fino a che le uova non appaiono tutte del simbolo opportuno) e completamente meccanizzato nei modelli automatici che si fanno carico dell’operazione senza input esterni. Tre giorni prima della schiusa (che avverrà 21 giorni circa dalla messa in posa delle uova) si smette di effettuare la rotazione delle uova.

 

  • Bisognerà tenere sempre d’occhio la temperatura indicata dal termometro dell’incubatore per scongiurare malfunzionamenti.

 

  • Un altro parametro di fondamentale importanza è l’umidità. Generalmente le incubatrici posseggono delle vaschette poste in scomparti separati che assicurano, mantenendo sempre costante il livello dell’acqua, che l’ambiente interno del macchinario sia inumidito nella giusta maniera. Bisogna, a tal riguardo, fare scrupoloso riferimento a quanto suggerito dalle istruzioni per il funzionamento della nostra macchina incubatrice. Nei tre giorni che precedono la schiusa, si incrementa l’umidità interna aggiungendo acqua maggiormente oppure allagando un ulteriore apposito scomparto come specificato in base all’incubatore utilizzato.

 

  • Bisognerebbe effettuare 2 operazioni di speratura, ovvero osservazione dello stato delle uova tramite un fascio di luce, per stabilire se esse siano feconde o meno (la prima volta) e se il processo di accrescimento embrionale stia avvenendo oppure no (la seconda). Per effettuare la speratura dobbiamo portare le nostre uova (magari una alla volta) in un luogo totalmente buio e possiamo, per l’operazione, utilizzare una piccola torcia molto potente oppure un apposito sperauova. In sostanza, faremo passare un fascio di luce attraverso il polo ottuso dell’uovo (tenendo l’acuto verso il basso) e ne scruteremo, per quanto possibile, l’interno. Le uova bianche sono molto più semplici da determinare di quelle marroncine o picchiettate.

 

La prima speratura si effettua al 7mo giorno. Cosa si vede? Gli scenari sono tre.

  • Un uovo non fecondato dopo sette giorni risulterà completamente chiaro e solo con fatica si potrà determinarne la camera d’aria in adiacenza alla parte ottusa dell’uovo. Eliminare quest’uovo.

  • Al fascio di luce si noterà solamente un anellino scuro senza diramazioni di vene (“anello di sangue”); l’embrione è morto. Eliminare quest’uovo.

  • In un uovo fecondato in cui il processo di sviluppo si sta innescando correttamente si noterà il classico “ragno”: una macchia scura con evidenti diramazioni venose; l’embrione è vivo.

 

La seconda speratura potrà essere effettuata dopo 15-16 giorni. Ci sono due scenari possibili.

  • Macchia scura poco delineata e contenuto “acquoso”, camera d’aria poco visibile al polo ottuso, il pulcino è morto. Eliminare quest’uovo.

  • Corpo del pulcino spesso distinguibile e camera d’aria notevole. Il pulcino è vivo e si sta sviluppando correttamente.

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